22 febbraio 2006
Il Giornale di Reggio 29 gennaio 2006
Il 29 gennaio 1926 nasceva Giorgio Morelli “Il Solitario” , una figura esemplare della nostra Resistenza , il primo ad entrare in Reggio liberata con il tricolore al collo e gli occhi luccicanti di commozione . Raffinato e coraggioso giornalista ha creduto fino all’ ultimo giorno della sua vita nella libertà e nella giustizia tra gli uomini.
Fu tra i primi ad impegnarsi nella lotta contro il nazifascismo attraverso la pubblicazione dei “Fogli Tricolore”, ciclostilati che circolavano clandestinamente in città già dal settembre ’43 e rappresentavano un’audace controinformazione rispetto alla stampa fascista .
Lo ricordiamo per la tenacia e la fermezza che lo fecero diventare il giornalista di spicco de “La Nuova Penna” .
“Chi legge i suoi articoli conosce lui” scriverà la redazione dopo la sua morte prematura avvenuta a seguito di un attentato la vigilia del suo ventesimo compleanno, sessant’anni fa.
Stava scrivendo una serie di articoli per far luce sull’uccisione dell’amico “Azor”.
Questa intimidazione però non fermò la sua battaglia per la verità . Continuò a scrivere articoli di denuncia, l’ “Inchiesta sui delitti”, dove chiedeva giustizia per le uccisioni che stavano infangando il nome della Resistenza.
Dopo il caso Azor si occupò delle vicende di: don Iemmi , Vischi, don Pessina, Farri, Ferioli, Lasagni, Menozzi, Cipriani, Verderi, Montanari, don Ilariucci…
Sollecitò per primo un “Chi sa parli” per far luce sui motivi dei delitti e perchè si ritrovassero i corpi delle vittime, con l’unico scopo di difendere i valori che avevano animato la Resistenza.
Credeva poi nell’arte e nella cultura come strumento di crescita morale ed umana : il teatro e la musica erano le sue passioni . Dopo la rappresentazione de la “ Piccola Città” di Wilder, interpretata da Valli , Cavicchioni e Degani scrisse: “…è stato un tentativo o l’inizio di un vero risveglio dell’arte? S’è cominciato col teatro ma si deve continuare col cinema e con la letteratura . A tutti i costi…”
Benedetto XVI nel suo messaggio ai giornalisti ha sottolineato che: “la comunicazione autentica esige coraggio e risolutezza”, questo ci dice quanto moderna ed attuale sia l’impronta che Giorgio ha lasciato . La sua fede e la sua coerenza cristiana lo hanno sostenuto nel promuovere la pace da vero protagonista . Prima di morire lanciò il suo ultimo messaggio : “ So di essere in pace con gli uomini e con Dio. Non odio nessuno”. Poi chiese di essere sepolto senza sfarzo nella quiete di un cimitero di montagna umile e solitario, com’era lui .
“Il Solitario sarà sempre fra noi” scrissero gli amici . Ancora oggi chiunque può cogliere l’eredità morale e il valore umano che il Solitario ha saputo trasmettere con tanta forza e coraggio .
Grazie Giorgio.
Daniela Anna Simonazzi
| inviato da il 22/2/2006 alle 21:47 | |
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